Gigi Riva

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ediagaloppo
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Gigi Riva

Messaggio da ediagaloppo »

Ci ha lasciati.
Rip.
ediagaloppo
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Re: Gigi Riva

Messaggio da ediagaloppo »

Il mondo del calcio in lutto: è morto Gigi Riva. Aveva 79 anni
ediagaloppo
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Re: Gigi Riva

Messaggio da ediagaloppo »

https://www.gazzetta.it/Calcio/Serie-A/ ... elli.shtml


Segnava con il sinistro, parlava con il silenzio: nessuno più come Gigi Riva

È stato molto più che un grande attaccante. È stato un misto di talento, forza, indipendenza. Un modello inimitabile

Stefano Barigelli
Direttore

Non c’è stato un altro Gigi Riva, né credo mai ci sarà. Potrà arrivare un nuovo, grande attaccante, ma Riva è stato qualcosa di più, comunque qualcosa di molto diverso: un impasto di talento, forza, coraggio, indipendenza, consapevolezza, integrità. Tutte qualità che con difficoltà riscontri nei calciatori di oggi, anzi alcune di queste sono perfino sconosciute ai più. Ha sposato la Sardegna rinunciando ai tanti soldi di Inter e Juve. Ha vinto uno scudetto soltanto, ma memorabile. Unico.


Non era mediatico, non gli piacevano i giornalisti in generale, preferiva stare con i suoi amici, pochi, o anche da solo. Nella Nazionale messicana divisa tra riveriani e mazzoliani, Gigi Riva stava per conto suo. Senza che nessuno si permettesse di tirarlo dentro una polemica, una chiacchiera, una zuffa. Per anni si è discusso dei minuti nella finale di Rivera oppure del gol del 4-3 con la Germania, che è arrivato però dopo uno suo straordinario: un ricamo, tutto di sinistro. Non essere al centro del dibattito, della polemica, non essere sotto i riflettori non l’ha mai infastidito. Non ha mai fatto scuola, eppure abbiamo tutti fatto il tifo per lui. Quando era in Nazionale il gol era più una certezza che una speranza: 35 in 42 partite. Nessuno l’ha mai superato.


È stato il giocatore che ha incarnato meglio il ruolo di eroe. Una parola che per la maggior parte, non solo dei calciatori ma degli sportivi, è usata quasi sempre a sproposito. Gigi Riva invece la indossava alla perfezione, come quella sua maglietta col numero 11. Non esistono più numeri disegnati così, magari semplici però eleganti. Vedete d’altronde in giro un altro Rombo di Tuono? Come ogni eroe autentico era fragile: si infortunò diverse volte in campo, anche in maniera grave. Sopportò la depressione quando smise di giocare. Ma la fragilità ce l'ha fatto amare e rispettare ancora di più. È stato il capo-delegazione ideale per la Nazionale. La spalla su cui piangere quando perdi una finale ai rigori, l’amico con cui sollevare la Coppa del Mondo quando vinci. Carismatico senza mai sforzarsi di esserlo: per lui parlavano i suoi silenzi. Qualsiasi altro ruolo nel calcio, una volta smesso di giocare, gli sarebbe stato insopportabile. Gli andava bene l’unico in cui è previsto dai codici pallonari che non apra quasi mai bocca. Parlare tocca all’allenatore o a chi va in campo.
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