Il mercato delle scommesse a quota fissa

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Il mercato delle scommesse a quota fissa

Messaggio da prato »

Ecco che cos’è il cosiddetto value nel mercato delle scommesse a quota fissa (e tanto altro)
Como, 31 Marzo 2023

Sarà capitato anche a voi di sentire frasi di questo tipo: “Io non scommetto mai a una quota inferiore a 2/1”, oppure “Io non scommetto mai a una quota sotto la pari”.
Colossali stupidaggini.
Forse questo argomento andrebbe trattato con la possibilità di interagire con i lettori, ma non è possibile.
Spero di ricevere qualche commento e qualche spunto per continuare il discorso, anche in privato, se del caso.

Vademecum per gli investitori nei mercati a quota fissa e per i bookmakers

Mi limito a dare suggerimenti a chi investe sui mercati a quota fissa, e ai cosiddetti “tenenti”, ai bookmakers, perché per i mercati governati dal Totalizzatore, salvo dove la liquidità è colossale, l’entità della remunerazione per le scommesse di successo la si conosce, con precisione, solo dopo l’ off, dopo la partenza dei cavalli, per motivi tecnici, facilmente comprensibili: i dati, spesso provenienti da tutto il mondo, devono arrivare in un hub, a un centro di raccolta, per essere trasferiti al “macchinario” dell’host, dell’ippodromo dove si corre.

Esistono nel mondo, ma soprattutto in Inghilterra, in Australia, negli Stati Uniti e a Hong Kong professionisti della “punteria”, persone che vivono, spesso molto bene, con i proventi dei loro investimenti sui vari mercati a quota fissa, ma non solo, soprattutto su quelli dei cavalli da corsa Purosangue.
Ne conosco diversi con i quali intrattengo, da anni rapporti, e con i quali ho spesso dei colloqui.

Andiamo con ordine e abbiate la pazienza di seguirmi.
Come lavorano sia i professionisti sia i layers, i “tenenti”, in Inghilterra, in Irlanda e in Australia, paesi dove esistono quei mercati a livello di movimenti importanti?
Innanzitutto, il vero professionista della “punteria” è impegnato nel suo “lavoro” 24/07 – esattamente come chi si occupa seriamente della materia corse dei cavalli Internazionali - e si reca nei vari campi di corse quasi tutti i giorni, utilizzando i mezzi pubblici, per lo più i treni, viaggiando in Prima Classe (comprando i biglietti per tempo i prezzi sono facilmente sopportabili), per avere il tavolino a disposizione e per stare più tranquillo.
Il viaggio serve “to fine tuning”, per fare il punto finale delle varie situazioni.
Prima della partenza il lavoro più complicato e più difficile: scrivere i cosiddetti tissue prices, scrivere le quote per le corse sulle quali i professionisti opereranno nel pomeriggio.
Considerato il numero dei partenti per corsa, i “nostri” si atterranno alla regola dell 1,5% - max 2% di Margine Operativi Lordo Teorico per cavallo, allineandosi a quello che faranno i bookmakers.
Solo a Cheltenham, riunione sui generis, nel senso che è unica al mondo, i bookmakers offrono quote che variano tra l’ 1,2% per cavallo e l’1,5% per cavallo (l’ho fatto notare in continuazione durante la trasmissione di Radio Snai Live nei quattro giorni del meeting).
Poi, fattore molto importante, i professionisti prepareranno lo schema dei cavalli in relazione al numero di gabbia di partenza, ma di questo avranno già tenuto conto nell’elaborazione delle loro quote.
Detto ciò, occorrerà consultare quelle offerte dai bookmakers e i movimenti sugli Exchanges anche se la liquidità non è più quella degli anni passati.

Arrivato all’ippodromo, il nostro Signor Charlie Smith, per prima cosa, percorrerà un buon tratto della pista a piedi, cercando di capire lo stato del terreno e cercando di scoprire quali saranno le strisce buone, quelle più veloci, consultando sempre il suo schema cavalli – gabbie di partenza.
Di solito la TV Inglese, prima delle corse, ogni giorno, intervista i vari Clerks of the courses, i Direttori degli ippodromi, per conoscere lo stato del terreno, se sono stati spostati gli steccati, se sono state innaffiate le piste, quanta acqua è caduta negli ultimi giorni, etc., in modo che anche i telespettatori siano informati.
Io da anni pubblico le mappe delle piste, le loro descrizioni e le mappe dei terreni, quando sono disponibili. Terminata la passeggiata, il Signor Smith inizierà un lavoro di fino, più che fondamentale: esame dei cavalli al pre – parade ring, all’insellaggio, poi al parade ring, al cosiddetto tondino e, operazione finale, osservare con grande attenzione il canter, il galoppo restrained, trattenuto, dei cavalli che vanno in partenza e il loro comportamento dietro le gabbie.
I rappresentanti dei bookmakers sugli ippodromi, più o meno, fanno le stesse, identiche, cose, sempre in collegamento con i vari traders e, dopo ogni corsa, se del caso, offrono immediatamente, alla stampa e alla TV, le quote per i vari mercati ante – post dove si suppone che il vincitore sarà dirottato.
Nel frattempo, l’occhio del “nostro” è sempre attento alle quote offerte dai bookmakers nei vari fixings: ricordatevi sempre l’assoluta identità, sia giuridica, sia di sistema, tra i mercati mobiliari per azioni di società, valute, commodities, merci, etc.: è per questo che non bisogna mai parlare di gioco, se non nei discorsi da bar (il famoso “Decreto Dignità” nasce proprio da lì, perché i prezzi che riguardano i mercati mobiliari sono di dominio pubblico e dei giornali, specializzati e non).
Se quelle quote sono superiori a quelle elaborate dal Signor Charlie Smith al mattino, l’entità della sua stake, della somma da investire, aumenterà considerevolmente, se quelle quote saranno inferiori a quelle elaborate, Charlie Smith passerà la mano, oppure passerà dalla parte del banco e farà lay, bancherà quel cavallo sugli Exchanges (in Inghilterra e in Irlanda lo si può fare, in Italia no).
L’operazione è piuttosto rischiosa perché si tratta di bancare con quote, praticamente, al 100%, quindi con Margine Operativo Lordo Teorico quasi uguale a zero e poi, in caso di successo, si deve pagare una commissione del 5%. Le quote sono assolutamente indifferenti e una delle regole d’oro da seguire è: c’è più value, più valore, in un cavallo offerto a 5/4 on, se volete a 1.80, che vale 2/1 on, se volete, 1.50, che non in un cavallo offerto a 10/1, che vale 25/1.
I bookmakers, che per le corse importanti e per le riunioni importanti, hanno l’enorme vantaggio del “fieno in cascina” (tantissimo) dei mercati ante – post, sono facilitati nel fare un libro corretto.
E come la punta fanno operazioni di hedging, di copertura soprattutto con un Exchange, che si chiama Betdaq.

Un leggendario bookmaker, del quale sono stato molto amico per anni e anni fino alla sua morte, il Signor Richard “Dickie” Upton Gaskell, il rappresentante di Ladrokes on the rails, alla sbarra che divide il Members’s Enclosure dalla “canaglia”, mi aveva insegnato un’altra regola d’oro, collegata alla prima, già citata: “ Carlo, if your selection is drifting have more on it”, se la quota del cavallo che hai selezionato in una data corsa aumenta investi di più: ovviamente vale il ragionamento al contrario, cioè se la quota si abbassa passa la mano.
Avevo già imparato la regola dal Signor Fulvio Adami, molto probabilmente il maggior “geniaccio” in fatto di tattiche e di “punteria” che io abbia conosciuto nella mia lunga vita di guardone di corse, prima Nazionali e, da tanti anni, solo ed esclusivamente, Internazionali.
Il padre Adelmo, la matrigna, la Signora Argia e la sorellastra, Signora Patrizia, avevano un negozio di ottica, di macchine fotografiche, binocoli, annessi e connessi, in Piazza Diocleziono angolo Via Cenisio, a Milano: il negozio esiste ancora, ma Fulvio e il padre sono morti da tanti anni.
Fulvio, già circa 40 anni fa, forse più, prima di ogni giornata di corse a Milano S. Siro, percorreva la pista a piedi con due bottiglie di acqua minerale, una nella mano destra e una nella mano sinistra, per tastare il terreno, fattore importantissimo, specialmente se aveva piovuto ed era comparso il sole.
La pista asciugava in modo diverso.
Aveva scoperto le “fasce” buone e le sapeva, all’inizio, solo lui: fece vincere all’Amazzone Signora Francesca Turri, una primissima lama, una corsa a mille e seicento metri in sella a un vecchio velocista, obbligandola a girare tutta al largo, sulla striscia perfetta.
Il pubblico rumoreggiò: quel cavallo vinse di dieci lunghezze.
Un pomeriggio di sole, dopo abbondante pioggia, Fulvio mi fece percorrere la pista grande di S. Siro con le bottiglie di acqua minerale, ma io indossavo preziosi oggetti Inglesi ai piedi: mi venne l’otite.
Fulvio disponeva di rudimentali telecamere, che prendeva dal padre, appassionato proprietario di cavalli da corsa, le disseminava lungo le terrazze delle varie piste in Italia (c’era il famoso “Adami Team”), riprendeva le corse, calcolava le frazioni, assegnava i suoi Ratings ai cavalli, con un lavoro pazzesco.
Il Dr. Giulio Bassginana gli aveva spiegato che in Inghilterra esisteva il Timeform, che faceva lo stesso lavoro e Fulvio affinò la sua tecnica, procurandosi quella pubblicazione.
Il giorno delle corse, fatte le sue selezioni, passava le sue quote ai ragazzi del Team e ognuno operava secondo le sue possibilità: la regola era sempre la stessa, più la quota della “Selezione Adami” saliva e più bisognava investire.
Ho avuto un cavallo in società con Fulvio Adami che, una volta terminata la carriera di corse, fu invitato ad una trasmissione televisiva di Enzo Tortora: il cavallo entrò in scena accompagnato dalla Signora Francesca Turri o, forse, dalla sorella Rosanna.
Una volta, a S. Siro quel cavallo era partente, forse in una condizionata: Fulvio passò la quota, 5/1 on, se volete, 1/5 o 1.20.
I bookmakers offrivano pari: quel giorno si fece “una strage” perché il cavallo vinse di una dirittura, grazie alla tattica suggerita da Fulvio al fantino che credo fosse Sergio Dettori.
Poi Fulvio Adami passò al Trotto e fu anche un ottimo Gentleman Driver, applicando sempre le sue teorie anche per la nuova “punteria”.
È morto troppo presto, ahimè.
Il mio amico Australiano, di Melbourne, compagno di tante avventure (per chi è curioso trova qualche episodio nel mio romanzo autobiografico “Ero in fila dietro di lei alla SIP e tre donne da (non) incontrare”, reperibile su Amazon) Signor Peter Ellis, grande professionista, che ha percorso e che percorre a piedi centinaia di piste in tutto il mondo, anni fa ha preso si può dire dal nulla il Signor Darren Weir, allenatore, portandolo a diventare il numero uno in tutta l’Australia, consigliandolo nelle iscrizioni dei cavalli alle varie corse e, soprattutto, studiando le tattiche, dando le dovute istruzioni ai fantini.
Il Signor Wier è stato squalificato, credo a vita, perché al mattino applicava apparecchiature elettriche, vietatissime, durante i lavori, ai cavalli, per sollecitarli al massimo.

Un’altra regola d’oro la imparai da Francesco D’Alessio, genio del bene e del male: tutti sappiamo come è finito.
Verso la metà e la fine degli anni 70, a Londra, quando non andavo alle corse, frequentavo il Playboy Club, a Park Lane.
La sala corse del pomeriggio, con maxischermo televisivo (in bianco e nero), poltrone, tavolini, telefoni, cibo e bevande a disposizione dei chiamiamoli soci sui generis, la sera si trasformava in night club.
Personaggi quali Harry Demetriou, armatore Greco, proprietario di cavalli Purosangue, lo Sceicco Isa Al Khalifa, appartenente alla famiglia Reale del Bahrain e, naturalmente Francesco D’Alessio, frequentavano quel “circolo”.
Fancesco aveva, per così dire inventato, un sistema.
Quando non gli piaceva il favorito di una corsa, ma magari il contro – favorito o un outsider, faceva la seguente operazione: vincente e piazzato la sua scelta e l’exacta, l’accoppiata contraria, il favorito a battere la sua selezione.
Un sistema che, vi assicuro, rende, e non poco.

Il Signor Cesare Mercalli, gran signore, bookmaker prima a Milano e poi a Roma, scomparso da tempo, aveva seguito il “Metodo Adami”, creando un ufficio nel semi – interrato di casa sua, vicino all’ippodromo delle Capannelle, dove sono stato un paio di volte.
Aveva, mi pare, due collaboratori, che aggiornavano le schede dei cavalli, seguendo appunto quel metodo, per poi preparare le quote per le corse del pomeriggio.
Il Signor Mercalli lavorava “bocca dire”, cioè se ne prende quanti ce ne sono, di soldi, alla quota esposta, naturalmente entro i limiti di scopertura stabiliti in relazione al tipo di corse, ma non si trattava certo di bruscolini.
Il Signor Mercalli aveva anche un altro vantaggio sulla punta di quel tempo: una profonda conoscenza delle genealogie e della morfologia dei cavalli, anche perché i Purosangue li allevava con qualche discreto successo.
A Milano, uno che correva in “parallelo” a Fulvio Adami – ricordate le convergenze parallele di Aldo Moro? – che forse ha fatto anche parte dell’ “Adami Team”, era il Signor Sergio Antonini, che ha continuato a lavorare, come bookmaker, fino a pochi anni fa, per ritirarsi a seguire le corse estere, soprattutto quelle Inglesi (la fine che abbiamo fatto in tanti).
Sergio, che conosco bene, era molto bravo nel suo lavoro, anche perché il tempo passava e le tecniche si potevano affinare sempre meglio per arrivare ad assegnare Ratings sempre più precisi ai cavalli: lavorava sia a Milano sia a Roma, facendo una vita d’Inferno, ma a quei tempi la “fresca”, che la punta faceva ballare, era tantissima, ma per prenderla e per guadagnare bisognava essere bravi, molto bravi.
Sergio Antonini primeggiava: naturalmente “bocca dire” era il suo modus operandi, perché così devono fare i bookmakers se le loro quote sono corrette, ma per farle corrette……………
Oggi la “fresca” ci sarebbe, ma manca il banco, quel banco di quei tempi che furono e che non torneranno mai più in Italia.
Carlo Zuccoli
Forse se dicessimo alle persone che il cervello é un app inizierebbero ad usarlo
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Re: Il mercato delle scommesse a quota fissa

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"...Di solito la TV Inglese, prima delle corse, ogni giorno, intervista i vari Clerks of the courses, i Direttori degli ippodromi, per conoscere lo stato del terreno, se sono stati spostati gli steccati, se sono state innaffiate le piste, quanta acqua è caduta negli ultimi giorni, etc., in modo che anche i telespettatori siano informati..."

Uguale che da noi che tutte le volte mi tocca impazzare per avere notizie certe (o quasi) sullo stato del terreno
Forse se dicessimo alle persone che il cervello é un app inizierebbero ad usarlo
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