Addio a Gaetano Benetti

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Addio a Gaetano Benetti

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Equos

Nella notte ci ha lasciato Gaetano Benetti. Grande protagonista dell’ippica italiana negli anni 70, ha forgiato il campione Sirlad. Punto di riferimento anche per l’allevamento e per la preparazione delle Aste, da trainer di classe fuori dal comune è riuscito in quel periodo a conquistare il cuore di tutti gli appassionati regalando gioie uniche ai suoi immensi proprietari. Come non citare il campionissimo Sirlad (Razza Della Tesa) Derbywinner nel 1977 oltre al Milano da record e un piazzamento superlativo nel Ganay, ancora Brook (Carlo Vittadini), laureato di Chiusura ma soprattutto a segno nelle prestigiose Queen Anne di Royal Ascot nel 1974 con Brian Taylor in sella, la trasferta americana vincente di Prince Tady che Gaetano ricordava sempre come una delle più belle nonostante i 19 gruppi vinti in carriera e il sigillo di Brook al Royal Ascot. Nato nel novembre 1937 ci lascia un mito della nostra storia. Oltre 10 anni in commissione selezione puledri con Roberto Righy Schwammer era per noi diventato un collaboratore di spessore ed immensa stima, a lui per anni sono stati messi in mano i giudizi dei puledri che poi sarebbero passati alle aste. Ad Ofelia, Andrea e Silvia vanno le nostre più sentite condoglianze.
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Re: Addio a Gaetano Benetti

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23/04/2020. SOLO CORSE USA IN PERIODO COVID19. RIPROPONIAMO ALLORA UNA INTERVISTA AL GRANDE ALLENATORE GAETANO BENETTI: “LA VITTORIA AMERICANA DI PRINCE TADY: EMOZIONE, ARDORE, CORAGGIO E TANTA ITALIA”. LE GRANDI STORIE IPPICHE ITALIANE DA NON DIMENTICARE (DI DANIELE FORTUZZI)

In un momento così difficile per l’ippica italiana, o meglio per le corse di cavalli che si svolgono in Italia (l’ippica è un’altra cosa e la praticano in pochi oggi nel nostro paese), voglio raccontare una storia romantica, emozionante e patriottica che un routinier, ma soggetto di classe e grande cuore di nome Prince Tady, ha fatto vivere agli emigrati italiani negli States alla fine degli anni ’60.

Ancora oggi di tanto in tanto incontro Gaetano Benetti che, con la sua bicicletta (una volta un ferro vecchio, oggi una cabriolet ultra-tecnologica) si aggira attorno all’ Ippodromo di San Siro, forse per cercare di intravvedere se qualcosa migliora in questa ippica moderna così ormai disillusa e poco romantica o forse, molto più semplicemente, per andare a trovare suo figlio Andrea all’ Unione Proprietari. E così come ormai faccio da molti anni, lo fermo e gli chiedo di ricordare le emozioni che la grande ippica italiana degli anni’ 60, ’70 ed ’80, ci ha saputo regalare e di cui lui ne è stato un grande artefice come allenatore. Tra le tante storie emozionanti, questa volta si è soffermato su un soggetto forse non famosissimo, ma che è stato capace di strappargli una lacrima di gioia: Prince Tady. Non lo si ricorda di certo come Sirlad, Marmolada, Croda Alta, o altri ancora, ma lo si ricorda per una vittoria memorabile in terra americana. E qui comincia il racconto che il Signor Gaetano Benetti, davanti al cancello della Tribuna Principale dell’Ippodromo del Galoppo di San Siro, mi ha narrato riguardo a Prince Tady.

“Dopo la carriera terminata da imbattuto con la facile vittoria del Gran Criterium, Prince Tady veniva trasferito a Napoli dove, come di consueto gran parte dei nostri cavalli andavano a svernare o a correre. A tre anni rientra a Milano dove tra l’altro fu secondo nel Gran Premio d’Italia sui 2.400 metri battuto da Serov che fece in quella occasione il record sulla distanza. Riportò tra l’altro i premi: Pr Amedeo, il Piazzale ed il Federico Tesio.

Nella primavera del 1967 dopo un rientro vittorioso nel Premio Sirmione , arrivò un invito da Providence , capitale del Rhode Island, per una corsa creata per scuderie Italiane. Tale corsa era stata voluta dal proprietario della pista di Lincoln Down che, essendo emigrato da Pesaro negli States, voleva assolutamente questa corsa nello stato americano con il maggior numero di immigrati italiani.

Il proprietario della pista era il Signor Dario Bacchiochi il cui cognome negli States era diventato Dario ed era tra l’altro il maggior rappresentante Ford per il New England ed aveva per pilota nelle sue corse in stock cars anche un “certo” Mario Andretti ( divenuto poi un famoso Pilota di F1 per la Ferrari ).

Dario era un grande appassionato di corse e l’ippica in Italia in quel periodo ci rendeva famosi in tutto il mondo. Volendo radunare gli italo-americani piu’ importanti della zona penso’ di organizzare una corsa solo per cavalli e colori/giubbe italiani.

I cavalli che avrebbero dovuto partecipare alla corsa erano dodici, ma alla fine solo 8 teams decisero di prendere parte alla competizione. Con un volo organizzato da Arturo Brambilla e Mario Sivieri partimmo dalla Malpensa per sbarcare a New York. Accompagnati anche dal veterinario Dottor Marcon. I cavalli vennero poi trasferiti in van per Clifton N.J., dove tuttora esiste un’ immensa stazione di quarantena per tutti gli animali provenienti dall’estero, riferimento per la fascia Est degli States.

Dopo gli esami necessari, in van raggiungemmo la città di Providence per poi recarci presso il locale Ippodromo di Suffolk Down. Facevano parte della spedizione anche alcuni fantini italiani giunti assieme ai loro allenatori: tra milanesi e romani, tra fantini ed allenatori ricordo che vi erano F.Jovine, S.Fancera, Gf. Dettori, G.Pisa, il grande S. Cumani e L. D’Auria.

Io non avevo il fantino, essendo Di Nardo impiegato a Milano per l’Emanuele Filiberto. Per il galoppo di preparazione avevo il mio lad fidato Sig. Saracco, che mi accompagnò in tanti Gran Premi e tra i tanti anche nella successiva trasferta negli States per disputare il Famoso Washington D.C. con Tingitana nel 1970.

Ma torniamo a Prince Tady. Era la prima volta che il cavallo correva a mano sinistra in sabbia su una classica pista americana con le sue brevi curve ed i corti rettilinei, ero molto preoccupato perchè cambiavano tante cose rispetto alle piste italiane. Mio padre e i signori della Scuderia Fert decisero allora di darmi piena fiducia su tutto, visto che io ero sul luogo ed avevo preso visione delle differenze e mi indussero ad agire come se il cavallo fosse mio (mi sembra di vedere proprio come è adesso…)

Decisi allora di affidarmi a un giovane italo/americano, tal Carl Gambardella originario della costiera amalfitana. Era un fantino emergente su quelle piste e lo ricordo ancora con tanto affetto. Tra l’altro ho ricevuto da lui alcuni anni dopo la sua foto, in occasione della sua vittoria numero 6.000, che lo pone tuttora ai primi posti della Hall of Fame tra i Jockeis. Carl fu subito entusiasta del cavallo e mi disse di non aver mai montato un soggetto simile per generosità, essendo la qualità dei soggetti su quelle piste abbastanza scadente. Passammo mattine indimenticabili durante i galoppi di preparazione e studiammo anche l’ eventuale tattica di corsa . L’ idea iniziale, che teneva conto delle peculiarità conosciute del cavallo, fu cambiata di comune accordo al momento della corsa a causa delle impossibili condizioni del tempo e della pista in sabbia completamente allagata. Decidemmo allora di tentare, se di possibile attuazione, una corsa di testa anziché di attesa per poi piazzare l’allungo

E’ come se avessi ancora oggi, davanti agli occhi, la corsa in notturna in mezzo ai lampi ed allo scrosciare della pioggia, un fortunale pazzesco, un ricordo indimenticabile! Nel filmato della corsa si vede chiaramente un lampo sull’ultima curva, che sembrava voler preannunciare l’ultimo sforzo di Prince Tady per staccare gli avversari in dirittura. Tutte le mie tensioni svanirono all’improvviso. La premiazione, l’inno italiano, la consegna della coppa sono ancora un ricordo vivissimo in me, ma sopra ogni cosa è ancora viva l’immagine dell’abbraccio di tanti italiani con le lacrime agli occhi, che rivivevano il loro paese in quei momenti.

Allora non usava il telefonino e chiamare l’Italia non rientrava nei miei pensieri , ma ricordo che l’Avv. Mezzanotte mi fece lui la richiesta di chiamare mio padre per annunciare la vittoria. Ero talmente emozionato, felice e frastornato, che quasi non riuscii a pronunciare una benché minima parola.

Il Premio era per un totale di 50.000 dollari, che allora erano una bella cifra e ricordo che Mr. Dario me li voleva dare in contanti, mentre eravamo seduti a tavola dopo la corsa. Io non li presi perché volevo fare le cose in regola col fisco e viaggiare con certe cifre mi rendeva nervoso. Pochi giorni dopo l’ammontare era a disposizione in Italia.

Dormii poco quella notte ed ogni tanto davo un’occhiata all’ immensa coppa ( made in Italy) che avrei consegnato alla Fert al mio rientro a casa. La mattina scesi per andare ad un’ edicola. Allora i giornali della festa negli States erano dei veri e propri fascicoli ed io rientrai in albergo con tutte le foto della corsa, sui giornali locali in prima pagina. In quei giorni mi ricordo che si disputava al Madison Square Garden il famoso incontro Benvenuti vs Griffith e Mr. Dario , biglietti in mano, mi avrebbe voluto con lui a vederlo, ma era tanta la voglia di rientrare in famiglia che rinunciai e mi imbarcai per arrivare a Milano.

Pochi giorni dopo il rientro ricevetti l’invito per correre a Saratoga lo United Nation Handicap e oggi conservo ancora il telegramma con i pesi della corsa. Allora si lavorava coi pochi mezzi che erano a diposizione ed il cavallo meritava sicuramente un periodo di riposo e così il progetto Saratoga venne accantonato, chiaramente non senza un senso di rammarico.

r.i.p.
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