Aste

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Trinity
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Aste

Messaggio da Trinity »

E' tutt'ora in corso l'asta SGA di cavalli in allenamento e non.
Alcuni pezzi pregiati presenti come Collinsbay, Captain Magnum.
Tanti provenienti dalla scuderia Ginobbi.
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Dottò
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Re: Aste

Messaggio da Dottò »

Trinity ha scritto: 20/04/2021, 14:00 E' tutt'ora in corso l'asta SGA di cavalli in allenamento e non.
Alcuni pezzi pregiati presenti come Collinsbay, Captain Magnum.
Tanti provenienti dalla scuderia Ginobbi.
mi pare che Ginobbi venda tutto e chiuda i battenti :wtf:
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Trinity
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Re: Aste

Messaggio da Trinity »

Dottò ha scritto: 20/04/2021, 14:23
Trinity ha scritto: 20/04/2021, 14:00 E' tutt'ora in corso l'asta SGA di cavalli in allenamento e non.
Alcuni pezzi pregiati presenti come Collinsbay, Captain Magnum.
Tanti provenienti dalla scuderia Ginobbi.
mi pare che Ginobbi venda tutto e chiuda i battenti :wtf:
Ce lo si è chiesti in molti. Sarebbe una bella perdita per il settore.
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prato
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Re: Aste

Messaggio da prato »

Ovviamente è un paradosso pensare che le aste possano rappresentare un danno per il sistema. Il procedimento è un modo ideato per facilitare l’incontro tra offerta e domanda e quindi è per sua natura qualcosa di utile o quantomeno di neutrale.
Ma visto come sono andate le ultime aste SGA, quelle appena passate riguardanti materiale in allenamento e fattrici, qualche dubbio mi viene. Davvero è vantaggioso presentare un catalogo di quasi 60 cavalli (58 per la precisione) e alla fine venderne la miseria di 11, cioè circa il 20%?

Mi faccio questa domanda perché al termine di queste vendite vedo solo persone scontente.
Sono scontenti i venditori perché si suppone che se un proprietario iscrive un suo cavallo a un’asta voglia venderlo, magari a un determinato prezzo ideale, ma di fondo la volontà è quella di cederlo. Se questo non accade, di regola, non può essere contento.
Sono ovviamente delusi anche i potenziali compratori che partecipano a un’asta per portarsi a casa dei lotti e vedere che a ogni loro bid ne corrisponde un altro appena superiore da parte del venditore, spesso in automatico visto che è prevista la possibilità di inserire la riserva, non fa che aumentarne lo scoramento.
Infine sono scontenti, molto, anche all’interno della Casa d’Aste. SGA, come del resto qualsiasi società organizzatrice di aste, ambisce a vendere tutti i prodotti che le vengono consegnati. Non soltanto per una mera ragione economica, cioè più vendo e più guadagno, ma anche perché avere una percentuale elevata di venduti migliora l’appeal di chi organizza.

Quindi cosa non ha funzionato?
A caldo, sui social, in un post di commento della suddetta asta, ho fatto una riflessione chiedendo se questo risultato negativo derivasse da aspettative troppo elevate dei venditori o invece nascesse da un errore della casa d’aste che privilegiando un catalogo ampio ha accettato troppi cavalli che era prevedibile faticassero a essere venduti.
Gli amici di DerbyWinner sui social hanno partecipato in maniera attiva e potete leggere tutti i loro commenti.sga logo2
Io sinceramente non ho una risposta netta da proporvi, posso comprendere il tentativo di SGA di avere un catalogo il più possibile ampio, ma d’altro canto sarebbe stata forse necessaria un’opera più incisiva di persuasione nei confronti dei venditori, così da portarli a mettere riserve più in linea con il mercato odierno italiano. Se questa azione non fosse stata coronata da successo, a mio parere, sarebbe stato più utile per la stessa casa d’aste declinare gentilmente i cavalli proposti e organizzare un catalogo meno numeroso.
Un’altra soluzione sarebbe potuta essere quella di cancellare la possibilità di apporre riserve sui lotti di queste aste. Questo avrebbe reso più trasparente il processo ma non credo aiutato moltissimo le vendite.

Di una cosa però sono sicuro, SGA o qualsiasi altra Casa d’Aste non può permettersi che questi risultati diventino la norma. E questo non per una questione economica, ma soprattutto per una ragione di prestigio, che alla fine è una dei fattori più importanti.
Il credito che si ha è fondamentale nella vendita dei cavalli. Tutti noi, se vogliamo anche inconsciamente, subiamo il fascino di certe Case, non tanto perché situate in contesti più belli, ma soprattutto perché se porti lì un cavallo hai la concreta speranza di venderlo, così come se sei un compratore hai la reale aspettativa di uscirne con un cavallo al seguito.
Queste quasi-certezze, o sarebbe meglio chiamarle convinzioni, aumentano a dismisura il prestigio di una società che organizza aste e quindi ne sanciscono il successo. Credo sia questo l’aspetto principale da affrontare. Voi che ne pensate?

Antonio Viani
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Re: Aste

Messaggio da Trinity »

prato ha scritto: 21/04/2021, 13:51 Ovviamente è un paradosso pensare che le aste possano rappresentare un danno per il sistema. Il procedimento è un modo ideato per facilitare l’incontro tra offerta e domanda e quindi è per sua natura qualcosa di utile o quantomeno di neutrale.
Ma visto come sono andate le ultime aste SGA, quelle appena passate riguardanti materiale in allenamento e fattrici, qualche dubbio mi viene. Davvero è vantaggioso presentare un catalogo di quasi 60 cavalli (58 per la precisione) e alla fine venderne la miseria di 11, cioè circa il 20%?

Mi faccio questa domanda perché al termine di queste vendite vedo solo persone scontente.
Sono scontenti i venditori perché si suppone che se un proprietario iscrive un suo cavallo a un’asta voglia venderlo, magari a un determinato prezzo ideale, ma di fondo la volontà è quella di cederlo. Se questo non accade, di regola, non può essere contento.
Sono ovviamente delusi anche i potenziali compratori che partecipano a un’asta per portarsi a casa dei lotti e vedere che a ogni loro bid ne corrisponde un altro appena superiore da parte del venditore, spesso in automatico visto che è prevista la possibilità di inserire la riserva, non fa che aumentarne lo scoramento.
Infine sono scontenti, molto, anche all’interno della Casa d’Aste. SGA, come del resto qualsiasi società organizzatrice di aste, ambisce a vendere tutti i prodotti che le vengono consegnati. Non soltanto per una mera ragione economica, cioè più vendo e più guadagno, ma anche perché avere una percentuale elevata di venduti migliora l’appeal di chi organizza.

Quindi cosa non ha funzionato?
A caldo, sui social, in un post di commento della suddetta asta, ho fatto una riflessione chiedendo se questo risultato negativo derivasse da aspettative troppo elevate dei venditori o invece nascesse da un errore della casa d’aste che privilegiando un catalogo ampio ha accettato troppi cavalli che era prevedibile faticassero a essere venduti.
Gli amici di DerbyWinner sui social hanno partecipato in maniera attiva e potete leggere tutti i loro commenti.sga logo2
Io sinceramente non ho una risposta netta da proporvi, posso comprendere il tentativo di SGA di avere un catalogo il più possibile ampio, ma d’altro canto sarebbe stata forse necessaria un’opera più incisiva di persuasione nei confronti dei venditori, così da portarli a mettere riserve più in linea con il mercato odierno italiano. Se questa azione non fosse stata coronata da successo, a mio parere, sarebbe stato più utile per la stessa casa d’aste declinare gentilmente i cavalli proposti e organizzare un catalogo meno numeroso.
Un’altra soluzione sarebbe potuta essere quella di cancellare la possibilità di apporre riserve sui lotti di queste aste. Questo avrebbe reso più trasparente il processo ma non credo aiutato moltissimo le vendite.

Di una cosa però sono sicuro, SGA o qualsiasi altra Casa d’Aste non può permettersi che questi risultati diventino la norma. E questo non per una questione economica, ma soprattutto per una ragione di prestigio, che alla fine è una dei fattori più importanti.
Il credito che si ha è fondamentale nella vendita dei cavalli. Tutti noi, se vogliamo anche inconsciamente, subiamo il fascino di certe Case, non tanto perché situate in contesti più belli, ma soprattutto perché se porti lì un cavallo hai la concreta speranza di venderlo, così come se sei un compratore hai la reale aspettativa di uscirne con un cavallo al seguito.
Queste quasi-certezze, o sarebbe meglio chiamarle convinzioni, aumentano a dismisura il prestigio di una società che organizza aste e quindi ne sanciscono il successo. Credo sia questo l’aspetto principale da affrontare. Voi che ne pensate?

Antonio Viani
Leggendo tutta la sua disamina mi sento di essere d'accordo con la maggior parte di quanto scritto.
Mi chiedo però questo: siccome il problema non è di adesso, se chi organizza le aste e chi vi partecipa come venditore non è contento perchè non si è provveduto alle opportune modifiche sapendo che il mercato riflette l'andamento economico del Paese e che il nostro settore è in crisi ormai da molto tempo?
Perchè non andare incontro alle necessità del momento storico in cui viviamo invece di sperare sempre nelle solite scuderie e proprietari danarosi o magari di qualche sporadico straniero che venga ad acquistare da noi?
Perchè concedere di mettere riserve anche tanto alte? Si ha forse paura che i venditori non accetterebbero di partecipare all'asta? E alla fine chi ci guadagna se il venditore non vende, il compratore non compra e la casa d'aste non ha un tornaconto?
Chi accetterebbe ancora di partecipare a un'asta del genere?
E qui salta fuori il discorso "downgrade" a livello di prestigio di cui parla lei.

A mio modesto parere molte cose dovrebbero cambiare, a partire dai parametri organizzativi.
Noi non possiamo in alcun modo, stando così le cose, competere con altri palcoscenici dove, come lei giustamente fa notare, si ha quasi la garanzia di tornare con un cavallo a casa e dove, da molto tempo oramai, gli italiani vanno a comprare piuttosto che farlo qui.
E ci si è mai chiesti il perchè?
E non è neanche da prendere sottogamba la questione del contesto in cui svolgere le aste, che fa tanto appeal.
Un tondino piccolo, con sabbia e anche troppa invece di un plateau come in altri contesti, dove poter esaminare meglio il soggetto in movimento, credete non faccia la differenza?

Quindi, invece di lamentarsi, perchè tutti non fanno un passo indietro affinchè eventi come questo non vengano più percepiti come insoddisfacenti o mere perdite di tempo ma come invece un'occasione per rilanciare un settore già molto in crisi?
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Dottò
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Re: Aste

Messaggio da Dottò »

Pur non essendo un esperto e conoscitore di aste e dei loro meccanismi, sento spesso dire che le licitazioni di cavalli in allenamento, proposte al mattino nei tondini poco appariscenti di alcuni ippodromi, siano per la maggior parte da evitare a causa di possibili, se non probabili, fregature.
Sembra quasi che i cavalli iscritti alla vendita siano mezzi rotti o chissà che altro, e si provi a piazzarli a qualcuno ma senza svenderli, e per questo motivo vengono inserite riserve spesso alte. In pratica, i cavalli verrebbero offerti a prezzi maggiori del loro valore, ed il venditore è disposto a cederli solo facendo il cosiddetto "affare". Mi pare inoltre che alcuni cavalli vengano successivamente ceduti all'amichevole, magari ad un prezzo leggermente più basso, di modo da risparmiare l'aggio alla casa d'aste.
Mi domando se questo tipo di aste abbia un utilità sufficiente per promuoverle.
Beninteso che questo ragionamento deriva principalmente dal sentito dire che non da convinzioni personali, proprio perchè non sono avvezzo a questo genere di cose.
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Re: Aste

Messaggio da Trinity »

Dottò ha scritto: 24/04/2021, 8:30 Pur non essendo un esperto e conoscitore di aste e dei loro meccanismi, sento spesso dire che le licitazioni di cavalli in allenamento, proposte al mattino nei tondini poco appariscenti di alcuni ippodromi, siano per la maggior parte da evitare a causa di possibili, se non probabili, fregature.
Sembra quasi che i cavalli iscritti alla vendita siano mezzi rotti o chissà che altro, e si provi a piazzarli a qualcuno ma senza svenderli, e per questo motivo vengono inserite riserve spesso alte. In pratica, i cavalli verrebbero offerti a prezzi maggiori del loro valore, ed il venditore è disposto a cederli solo facendo il cosiddetto "affare". Mi pare inoltre che alcuni cavalli vengano successivamente ceduti all'amichevole, magari ad un prezzo leggermente più basso, di modo da risparmiare l'aggio alla casa d'aste.
Mi domando se questo tipo di aste abbia un utilità sufficiente per promuoverle.
Beninteso che questo ragionamento deriva principalmente dal sentito dire che non da convinzioni personali, proprio perchè non sono avvezzo a questo genere di cose.
Purtroppo ho tante volte sentito dire anche io queste cose e non è affatto positivo per le case d'asta, che credo non possano non sapere le voci che girano. E' per questo che mi meraviglio tanto che in anni non sia cambiato nulla ma che ci si continui a lamentare.
Come dispiace sentir dire che le aste italiane sono un pò come gli ippodromi in mezzo alla campagna mentre quelle gb o francesi sono paragonate a s.siro o capannelle..... :sick:
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